Andrea Palladio: un approfondimento

Erail protagonista assoluto dell’architettura del Cinquecento Veneto. Fu avviato all’arte dei lapicidi nella bottega del maestro Bartolomeo Cavazza da Sossano, in cui rimase per alcuni anni prima di fuggire a Vicenza, una prima volta nel 1523 e definitivamente nel 1524. Ritornò comunque nella città natale e vi incontro Alvise Cornaro e la sua cerchia, forse proprio assieme a Gian Giorgio Trissino, il nobiluomo vicentino che l’aveva ingaggiato probabilmente nel cantiere della villa di Cricoli alle porte di Vicenza, dove animava la sua accademia detta “criculana”. Modellata su principi umanistici che permeavano le lettere e le arti e forse il teatro.”[1]

La sua architettura si caratterizza dall’essenzialità dei manufatti, frutto di un’attenta selezione dei più eleganti elementi dell’architettura classica rivisitati in una prospettiva umanista e con un raffinato gusto scenografico: il senso dell’ordine e di relazione fra le parti.

Nel cinquecento il Veneto è cambiato e “in questo mutato contesto la casa non è più semplicemente un manufatto simbolico che attesta la presenza fisica del signore sulle sue terre, è soprattutto una struttura funzionale da cui si deve orchestrare e organizzare l’economia del fondo.[2] È in questo periodo che si inserisce l’opera di Andrea Palladio. “Prima scalpellino e poi architetto, il genio padovano dà forma artistica alle nuove necessità pratiche coniugando un gusto esterno classicheggiante con una precisa impronta pratica. Palladio inventa la villa moderna proponendo con essa un nuovo modo di vivere la campagna”[3] (…) “Le stupende dimore disegnate da Andrea Palladio sono centri di attività agricola, ma anche di residenza per le aristocratiche famiglie veneziane”[4].

È necessario venire in Veneto per vedere i suoi capolavori: Ville, ponti, archi di città, palazzi, chiese e il magnifico Teatro Olimpico. Lo straordinario lascito palladiano è uno degli elementi fondanti dell’identità culturale del Veneto. E sebbene i disegni e le geometrie di Andrea Palladio sono il segno inequivocabile di un’architettura unica e se egli, nel corso della sua vita, rimane legato indissolubilmente alla sua terra d’origine, la sua arte travalica ben presto i confini dello Stato veneziano. Certamente la fama del più noto architetto degli ultimi cinque secoli e in parte grazie a quanti – dall’Inghilterra alla Russia, dagli Stati Uniti all’Australia – usano i suoi Quattro libri dell’Architettura per dare forma agli edifici del Potere civile e alle dimore di campagna nei propri paesi.[5]

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[1] FAI (Fondo Ambiente Italiano), Villa dei Vesovi, Edibus comunicazioni S.r.l. e Grafiche Corrà, Arcole (VR), 2012, p.15

[2] Rivista Speciale qui Touring, n.44, Anno X, Bimestrale, 2011, Ville Venete e tesori del Veneto.

[3] Rivista Speciale qui Touring, n.44, Anno X, Bimestrale, 2011, Ville Venete e tesori del Veneto.

[4] Rivista Speciale qui Touring, n.44, Anno X, Bimestrale, 2011, Ville Venete e tesori del Veneto.

[5] La tre Venezie Editoriale S.c., Palladio, mensile, Anno XV, N.97, 2008

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